Siamo in due regni confinanti. Quello di Minuzia principessa orfana, convinta della sua capacità di governare a 13 anni, dedita ad applicarsi nell'individuare cose inutili. “Si racconta che l'abitudine di fare regali e regalini sia nata per soddisfare le richieste di Minuzia”, affiancata per il suo governo da tale Minardenna una fata parziale, parziale intesa proprio come fata di parte, capace di analizzare le cose in una sola ottica, quella sua. L'altro regno è quello del re Fioredoro, cresciuto dalla regina madre con la perfetta educazione che si addice ad un re. Affianca il re come consigliere una formica che l'ha visto crescere e, nonostante la sua saggezza, Fioredoro non muove un passo se prima non si è consigliato con la formica. Accade che i ragazzi crescono e mentre Minuzia si preoccupa dei colori delle divise del suo esercito affinché siano ben combinati, i regni vicini, in aria di espansione, pensano di attaccare il regno della principessa ed impadronirsene. Ora Fioredoro, che da buon re è sempre informato di quanto gli accade intorno, pensa che sia giusto ed indispensabile correre in aiuto della sua vicina. E così, dopo essersi consigliato con la formica che lo istruisce sul da farsi, si lancia in aiuto di Minuzia per dissipare la rivolta. E’ così che i due si conoscono e dopo che Fioredoro riesce nella sua impresa… come in tutte le fiabe che sui rispettano i due si innamorano e i loro regni si uniscono formando un unico grande reame governato, si spera, con saggezza.
La fiaba scritta nel '700, nasce dalla mente geniale del Conte de Caylus. Egli si diverte nel giocare con le manie umane, dalla frivolezza di Minuzia, alla meticolosa osservanza delle direttive e a volte poco sveglia pignoleria di Fioredoro. Tra consigli di parte di Minardenna, la fata parziale, e la saggezza e pazienza della formica, una fata che affianca il re e che non a caso è formica, paziente e laboriosa, sempre tesa al benessere della comunità, il racconto si snoda mettendo in evidenza come le manie e i vizi possono essere nocivi a se stessi e, se si gestisce un potere, alla collettività. La capacità di riconoscere le proprie manie e il buon uso dell’intelligenza vengono proposte al giovane spettatore come soluzioni ai disastri di Minuzia e Fioredoro.
Liberamente ispirato alla favola del Conte de Caylus
di Roberto Morra
con: Eliana Carboni, Stefano Dionisi, Emanuele Floris
regia di Iodice Stella
Tecnica utilizzata: Teatro d'attore |
Fascia d'età: 3/10 anni |
Durata: 55' |
Locandina |