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CAPPUCCETTO BAMBINA IMPERTINENTE

un soldatino

 

Non si può rimanere in una fiaba senza un pochino di furbizia. È quello che succede alla nostra Cappuccetto, che riesce a tenere a bada buoni e cattivi, e ci mostra come tutte le parole dette al momento giusto sono importanti.

“Cappuccetto Bambina Impertinente” è uno spettacolo di pupazzi e attori. Il classico episodio viene rielaborato creativamente, in modo comico. Il Lupo è un anziano esemplare goffo, delinquente e sempre affamato. Cappuccetto Rosso è una bambina impertinente ma sveglia alle prese con una nonna un po’ svampita ed un Cacciatore risoluto. La comica caratterizzazione dei personaggi rende la storia fluida e divertente, per il giovane pubblico abituato alla storia originale. La presenza sulla scena dei pupazzi, completamente costruiti a mano dagli artigiani della compagnia è suggestiva, e gli oggetti scenici di spugna che volano via dal teatrino producono effetti comici a misura di bambino.

 

di Antonello Arpaia

con Noemi Alice Ricco e Angela Borromeo

regia di Antonello Arpaia

Una produzione Molino d'Arte

 

Durata 50'

Fascia d'età dai 3 anni

 

UN SOLDATINO

un soldatino

 

Il mare in tempesta, una barca in balia dei marosi, un naufragio. Quindi l'alba e un uomo che per rilassarsi tutte le mattine si siede in riva al mare. Ed è proprio dal mare che parte la questa storia. Si perché il mare porta a riva tante cose "alcune inutili ma altre che servono a crescere".

Un soldatino è la riscrittura a più livelli della famosa fiaba di Andersen. Qui però il viaggio del protagonista della nota storia si intreccia con la storia carica di speranza e necessità di un migrante, uno come tanti che è costretto a separarsi dalla sua terra e dai suoi cari per realizzarsi e sfuggire alla povertà. E se il soldatino riabbraccerà solo per un attimo la sua amata ballerina, prima di sciogliersi nel fuoco, il nostro migrante si avvierà ad attraversare il mare, con una valigia di cartone e lasciando alla propria “ballerina” il suo cuore rosso d'amore. E alla fine… scarpe, tante scarpe quelle che il mare porta a riva, quelle di chi come il soldatino è riuscito solo per un attimo a sfiorare la propria felicità.

 

Ispirato a “Il tenace soldatino di stagno” di H. C. Andersen

di Claudio Massimo Paternò

con: Claudio Massimo Paternò e Ingrid Monacelli

regia di Claudio Massimo Paternò

regia visuale: Mario Mirabassi

aiuto alla drammaturgia: Laura Liotti

Una produzione Micro Teatro Terra Marique e Tieffeu - Teatro di Figura Umbro

 

Durata 50'

Fascia d'età dai 4 anni

 

JANAS, SURBILES e altri miti della Sardegna

janas surbiles

 

E’ un divertente ed appassionante viaggio attraverso miti, leggende e personaggi della Sardegna, per rievocare luoghi, storie, atmosfere e suoni della nostra terra.
Gli attori prenderanno per mano i bambini e, attraverso la narrazione ed il canto, offriranno loro l’opportunità di ascoltare e vivere meravigliose storie senza tempo.
Lo spettacolo racchiude, al suo interno, quattro miti e leggende della nostra terra. Le storie sono raccontate utilizzando più tecniche teatrali e di drammatizzazione, con l'obiettivo principale di coinvolgere emotivamente i bambini e stimolarli all'ascolto, per far apprendere loro piccole ma importanti tracce del patrimonio culturale della Sardegna, in un capitolo che avvolge di magia e mistero la nostra antichissima isola. Le musiche accompagnano e completano l'opera teatrale.

 

di Ivano Cugia

con: Ivano Cugia, Francesco Civile, Elena Berti

regia di Ivano Cugia

Una produzione La Bottega dei Teatranti

 

Durata 50'

Fascia d'età dai 3 anni

IL DESERTO DEI TARTARI

Cammina cammina lucertolina ok

 

Buzzati affermò in una intervista “L’idea del romanzo nacque dalla monotona routine redazionale notturna che facevo a quei tempi al Corriere della Sera” - Tutte le notti a non fare niente in attesa di una notizia, presumibilmente di cronaca nera - “Molto spesso avevo l’idea che quel tran – tran dovesse andare avanti senza termine e che mi avrebbe consumato così inutilmente la vita”. Dino Buzzati

Giovanni Drogo, un giovane ufficiale, parte una mattina di settembre dalla sua città per la Fortezza Bastiani, che da secoli si staglia, con le sue ridotte, i suoi fortini, le sue casematte, ai margini di un inesplorato deserto…
Ho sempre pensato che il Deserto dei Tartari (pubblicato, non credo a caso, nel 1940) sia una folgorante metafora del viaggio dell’uomo verso la Solitudine e verso la Morte: un viaggio ad una sola direzione, che non ammette ripensamenti né arretramenti (tornare a casa, per Giovanni, è – psicologicamente, prima che fisicamente – impossibile).
Ed ho anche sempre ritenuto che quel deserto sia il vuoto, l’assenza, la negazione della Speranza: nessuna avventura, nessuna impresa, nessuna ora di gloria, nessun riscatto è possibile per Drogo, come per tutti noi.
Nella mia riduzione ho cercato di “far passare” (e mi auguro arrivi allo spettatore), la radicale aristocraticità di questo messaggio pessimistico: dal quale tuttavia sembra filtrare un filo di pietà, a cui ciascuno può, se vuole, abbeverarsi…

 

di Dino Buzzati

con Simeone Latini

regia Lelio Lecis

 

costumi Marco Nateri

spazio scenico Valentina Enna

assistente regia Julia Pirchl

direzione tecnica Lele Dentoni

assistente tecnico Nicola Pisano

fotografia Stefano Cancellu

 

Una produzione Akroama TLS

 

Durata 60'

LA VOCE DEL SENTIERO

Cammina cammina lucertolina ok

 

Lo spettacolo "La voce del sentiero" nasce dallo sforzo narrativo di utilizzare la millenaria cultura popolare, sedimentata nei secoli, come ultimo strumento possibile per potersi orientare nel presente individuando la giusta direzione da percorrere nel tortuoso e accidentato cammino dell'esistenza moderna.
Tre personaggi si trovano sperduti nei boschi dai quali cercano, disperatamente, vie d'uscita. La loro memoria è offuscata dal tempo e dalle vicissitudini della vita, forse anche da una fuga precipitosa che ha permesso loro di salvarsi ma che li ha trascinati nell'oscurità di un'intricata selva. Tutto lascia presagire che i tre, in un evidente stato di smarrimento, siano destinati a vagare nei boschi per sempre.

I ricordi riaffiorano molto gradualmente riportandoli ad incontri significativi che saranno loro di conforto per cercare di costruire un nuovo percorso di vita, nella inconsapevole lucidità riconquistata attraverso gli insegnamenti di una vecchia che rappresenta la memoria collettiva di un popolo e dei loro antenati primordiali. Essa aveva trasmesso loro l'antica saggezza del canto, aiutandoli a percepire, per potersi orientare nei boschi, "la Voce del sentiero". Durante il loro percorso di liberazione personale dal loro passato e nella acquisita consapevolezza delle difficoltà del loro presente ritrovano una direzione.

 

di Romano Foddai

collaborazione drammaturgica Renata Molinari

con Maria Paola Dessì, Francesco Petretto, Stefano Petretto

regia Romano Foddai

 

light designer Emilio Foddai

scenografia Emilio Foddai

Una produzione Teatro S'Arza

 

Durata 55'